Como, proteste contro il mafioso Dell’Utri

Antimafia TV

(30/08/2010)
Fuori la mafia dallo Stato”. A Como Dell’Utri contestato, abbandona il palco.
Il senatore azzurro era ospite del Parolario. Il suo intervento doveva ruotare attorno ai presunti diari di Mussolini.
Gran pieno di pubblico, dentro e fuori il tendone nel centro di Como dove Marcello Dell’Utri avrebbe dovuto parlare dei suoi, probabilmente falsi, diari del Duce. Erano tutti lì per lui. Ma non tutti per ascoltarlo.
Alcuni, giovanissimi, erano arrivati perché avevano visto su Facebook il gruppo “No a Dell’Utri a ParoLario”. Massimo e i suoi amici avevano mandato una pioggia di email e avevano autoprodotto un po’ di volantini, piccolissimi, su cui era riportata la parte finale della condanna a Dell’Utri in appello, a sette anni per “concorso nelle attività dell’associazione di tipo mafioso denominata Cosa nostra”.
Armando Torno, giornalista, saggista e amico del senatore Pdl, ha preso la parola in perfetto orario. Ma quando ha passato la parola, è partito il primo intervento non programmato dal pubblico: “Ma vi sembra giusto aver invitato qui un condannato in appello a sette anni per mafia?”. Si scatena un applauso e poi cori, slogan, canti che si fermeranno solo mezz’ora più tardi, quando Dell’Utri, sconfitto, scende dal palco e se ne va.
Como "parolario" Dell'Utri contestazione - diari Mussolini
Doveva essere uno dei tanti incontri di fine estate in riva al lago di Como, organizzato dall’associazione “ParoLario”. Invece si è tramutato in una clamorosa sconfitta per il senatore. Subito sette ragazzi del gruppo Facebook si sono schierati: avevano indossato magliette bianche su cui avevano scritto, con il nastro adesivo nero, una sola lettera dell’alfabeto. Ma visti insieme, componevano una parola: Mafioso.
Fermàti e identificati, insieme a un amico colpevole di avere indosso una maglietta rossa.
Un altro gruppo di ragazzi stende il suo striscione: Marcello, baciamo le mani.
Un ragazzo intanto si è fatto sotto il palco sventolando un libro che voleva regalare al senatore:
Dossier Mangano
 (Kaos editore). L’Anpi (l’associazione nazionale partigiani) di Como distribuiva un volantino in cui criticava la scelta di “aver invitato un condannato per mafia, noto per le sue numerose dichiarazioni a sostegno del fascismo e di Mussolini”.

IL SENATORE MARCELLO DELL'UTRI LASCIA LA FIERA DEL LIBRO PAROLARIO SCORTATO DALLA POLIZIA E CONTESTATO DA NUMEROSE PERSONE. IL SENATORE AVREBBE DOVUTO LEGGERE ALCUNE PAGINE DEI DIARI DI MUSSOLINI IN SUO POSSESSO E CHE PROSSIMAMENTE SARANNO EDITI DA BOMPIANI
Il locale Comitato per la difesa della Costituzione, invece, nel suo volantino non lo nominava neppure, Dell’Utri, ma faceva un elenco dei morti ammazzati, da Giorgio Ambrosoli a Carlo Alberto Dalla Chiesa, contrapposti al mafioso Vittorio Mangano, sotto il titoloFelice il popolo che non ha bisogno di eroi”. Qualcuno di Rifondazione comunista fa partire il coro: “Bella ciao”, che unisce giovani e vecchi, antimafiosi e antifascisti.
Stupiti loro stessi di essere così tanti. Rigorosi ma pacifici. Nessun gruppo organizzato da catalogare come “estremisti dei centri sociali”, solo ragazze e ragazzi in t-shirt e canottierina, o cittadini più maturi, sorridenti e felici, per questo pomeriggio di sole in riva al lago di Como.

Da Il Fatto Quotidiano del 31 agosto 2010
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Salvatore di Landro “Non mi sono mai piegato e non arretro di un millimetro”

Antimafia TV

Bomb blast hits southern Italian magistrate's house in Reggio Calabria

(26 Agosto 2010)
Parla il pg di Reggio Calabria, obiettivo dell’esplosione della scorsa notte
quando la ‘ndrangheta ha piazzato una bomba sotto il portone della sua abitazione.

Chi conosce da molto tempo Salvatore Di Landro, lo descrive come un uomo “che dice le cose come stanno, senza tanti giri di parole”. E infatti nel 2009, ascoltato dalla Prima commissione del Csm, il procuratore generale di Reggio Calabria ha parlato anche dei contrasti con il sostituto Francesco Neri rispetto alla conduzione di processi contro la ‘ndrangheta. Il collega è poi stato trasferito dal Consiglio alla corte d’Appello di Roma.

Quando chiamiamo Di Landro al telefono, ascoltiamo un magistrato che non vuole retrocedere di un passo – “quello che mi ha sempre mosso è il senso del dovere” – ma anche quasi disilluso, che ha dei dubbi sulla volontà dello Stato di sconfiggere definitivamente la criminalità organizzata: “Ci diciamo le stesse cosa da vent’anni, da quando è stato ammazzato il giudice Scoppeliti, e ancora nulla è cambiato. O si capisce che la ‘ndrangheta è la mafia più potente e si fa una lotta costante, non sull’onda emozionale, o non ci saranno risultati definitivi. Ora ricevo telefonate di solidarietà, ma tra una decina di giorni tutto tornerà come prima. O si vuole davvero sradicare il fenomeno o succederà quanto è già accaduto: una parte di noi si impegnerà e magari qualcuno morirà, come nel passato”. Non avete nemmeno macchine blindate sufficienti e soldi per il carburante….È così. Non solo ci vogliono riforme sul piano normativo, ma ci vogliono anche i mezzi. Se le macchine non bastano per tutti, se abbiamo problemi con la benzina e dobbiamo fare debiti, allora le cose non vanno bene”. Quando il 3 gennaio scorso un ordigno è esploso davanti al cancello della procura generale, Di Landro cercò di minimizzare, ma dopo l’esplosione davanti al portone di casa sua, l’altra notte, esclama: “Anche io sono portato a domandarmi da cosa nasca la personalizzazione contro di me. Penso che l’attenzione della ‘ndrangheta invece di scemare è salita perché non ho ceduto di un millimetro. Le cosche pensavano di intimorirci, invece noi siamo andati avanti”. E il 7 giugno lo stesso pg ha avuto un altro attentato che poteva costare la vita non solo a lui. Sono stati allentati i bulloni delle ruote della macchina blindata:Poteva essere una strage perché di solito il mio autista va a 150 all’ora in autostrada. Per fortuna quel giorno eravamo in città e quando abbiamo sentito un rumore strano eravamo quasi fermi”.
Ma perché la ’ndrangheta ce l’ha tanto con lei?Sono andato dritto per la mia strada. In appello ci sono i processi contro le cosche della locride, del reggino e si possono fare in vari modi. Un sostituto si può alzare e in un minuto chiedere la conferma delle condanne. Oppure le motiva per ore con professionalità e passione. Se si lavora bene, come stiamo facendo, la risposta contro la ’ndrangheta non può che essere severa”. Quindi prima non era così…. Il Procuratore generale si schernisce di fronte a questa osservazione, ma fa capire: “Indubbiamente negli ultimi anni la risposta giudiziaria è cambiata, io ho fatto evidentemente qualcosa di molto più forte, che non è piaciuto, se hanno risposto in modo così becero”. Di Landro però non si piega: “Vogliamo fare, o per lo meno io voglio fare, soltanto il mio dovere. Certamente la magistratura è molto coesa, soprattutto questa magistratura giovane che caratterizza in termini largamente positivi tutto il distretto. Questo significa, ovviamente, che i risultati incidono sulla ‘ndrangheta che risponde in questo modo”.
Ma perché la sua casa non era protetta?Cercavo di fare una vita il più possibile ordinaria. Credevo che fosse una forma di difesa. Invece… Non siamo in un Paese civile. Mi dispiace dirlo da calabrese, ma siamo arrivati a un livello di scontro tribale. Non si doveva arrivare a questo punto dove i problemi vengono risolti con la bomba”.

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Fonte articolo: www.ilfattoquotidiano.it

Proprietà e diritti videowww.telecosenza.it

Tributi Italia S.p.A.

Antimafia TV

* Articolo rimosso.
Attualmente l’articolo originale è ancora online sul portale Repubblica.it:
Come far sparire le tasse un buco di 90 milioni con la riscossione fantasma – Repubblica.it”

Il crac di Tributi Italia e una voragine da 90 milioni di euro
La conseguenza è che centinaia di piccoli Comuni sono sull’orlo del fallimento.

Così le tasse vengono pagate
e poi spariscono nei conti “sbagliati”

Tributi Italia S.p.A.

 

P.S.: per dovere di correttezza l’articolo viene cancellato.
La persona coinvolta il 17 maggio 2013 è stata assolta (Sentenza della X sezione penale del Tribunale di Roma) dalle accuse che lo avevano portato in carcere nel 2007 per una presunta truffa ai danni dell’allora Banca di Roma.
*Riportiamo i link riguardo questa vicenda per comprendere meglio il tutto:

Come far sparire le tasse un buco di 90 milioni con la riscossione fantasma – Repubblica.it“.
L’amnistia, il Governo, la battaglia per una giustizia giusta:
intervista al finanziere… – Radio Radicale.it

Tangenti in Abruzzo. Un comitato d’affari per il dopo sisma

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Daniela Stati

Speculavano sul terremoto, 3 arresti per tangenti, coinvolto assessore del Pdl.
Si tratta di Daniela Stati, assessore alla Protezione civile. Per i magistrati “ha compiuto attività contrarie ai compiti e ai doveri connessi alla funzione pubblica“, intascando “doni” in cambio di favori legati agli appalti della ricostruzione.
Un giro di tangenti per speculare sul terremoto dell’Aquila. Il nuovo scandalo sugli appalti della ricostruzione in Abruzzo parte con tre arresti e un’interdizione dai pubblici uffici per l’assessore regionale Pdl a Protezione Civile e Ambiente Daniela Stati, che si è dimessa dal suo incarico.

Secondo il procuratore dell’Aquila Alfredo Rossini, la richiesta della misura cautelare per la Stati “si è basata sull’accertamento di favori e utilità ricevute per aver compiuto attività contrarie ai compiti e ai doveri connessi alla funzione pubblica ricoperta“. Il quadro probatorio che emerge appare incontestabile considerato che vi sono prove evidenti dei doni e delle utilità che i privati hanno corrisposto al pubblico ufficiale e alle persone a lei vicine, al fine di ottenere il vantaggio di essere inseriti nella lista di beneficiari per fatti e atti connessi alla ricostruzione post sisma del 6 aprile 2009.

Ore 3,32 IO NON RIDEVO

Ore 3,32 IO NON RIDEVO

L’inchiesta su questo nuovo caso di corruzione coinvolge anche il padre dell’assessore, Ezio Stati, che è stato arrestato: per anni tesoriere della Dc abruzzese, Stati era già finito in carcere negli anni Novanta per alcune vicende legate a tangentopoli. Le altre due persone arrestate oggi sono Vincenzo Angeloni, ex deputato di Forza Italia, e Marco Buzzelli, compagno di Daniela Stati, che si trova ai domiciliari. È stato invece deciso l’obbligo di dimora nel Comune di Roma per Sabatino Stornelli, ex amministratore delegato di Telespazio e attuale amministratore delegato di Selex service management, società di Finmeccanica.

Le indagini continuano a ritmo serrato e ci possono essere altri sviluppi – ha detto il procuratore Rossini -. Ma allo stato degli atti non sono indagati altri soggetti con incarichi rilevanti nell’ambito regionale e della Protezione civile nazionale”.

A seguito del provvedimento della magistratura, Daniela Stati si è dimessa da assessore, ma non da consigliere regionale. E subito ha raccolto la “totale solidarietà” del presidente della Regione Gianni Chiodi, “nella convinzione che l’accertamento dei fatti dimostrerà la sua estraneità a quanto contestato, e auspicano la massima rapidità nella conclusione delle indagini in corso”.

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(Fonte articolo: Il Fatto Quotidiano )