Sequestrato il Lago D’Averno, la camorra alle Porte degli Inferi

L’ombra dei Casalesi su Pozzuoli: sequestrato il Lago D’Averno, la camorra alle Porte degli Inferi

Pozzuoli (NA) – E’ in corso un’operazione da parte del personale del Centro Operativo D.I.A di Napoli nel Lago D’Averno. I magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia hanno messo in atto l’esecuzione di un sequestro preventivo nei confronti di affiliati al clan dei Casalesi.
Tra i beni sottoposti a sequestro vi è il Lago d’Averno. Questo territorio nel 1750 fu donato dai Borbone a una nobile famiglia napoletana con un lascito regio e poi tramandato agli eredi fino al 1991. Appunto l’anno in cui il Country club srl acquistò il lago, per un miliardo e 200 milioni di lire. Nel contratto di compravendita l’oggetto acquistato riguarda “l’intero terreno invaso dalle acque denominato lago d’Averno, dalla superficie complessiva di circa 55 ettari, are 77 e centiare 80”.

Sull’acquisto c’è ancora aperta una battaglia legale
sulla destinazione pubblica o privata tra Stato e Regione da una parte, e imprenditore dall’altra, che ha visto due contrastanti provvedimenti giudiziari del Consiglio di Stato nel 2005 e della Corte di Cassazione nel 2008.
Nel 1991 infatti Il Country Club srl ha acquistato il territorio oggetto del sequestro e la stessa società nel 2008, pochi giorni dopo l’arresto di Giuseppe Setola, è stata acquistata da Cardillo Gennaro, imprenditore nel settore turistico-alberghiero, attualmente detenuto, prestanome di Setola Giuseppe esponente di spicco del clan dei casalesi e capo della fazione stragista, così come raccontano gli atti della magistratura.
Le indagini svolte dalla DIA e coordinate dalla DDA napoletana hanno evidenziato che Gennaro Cardillo ha favorito Giuseppe Setola e gli altri componenti del gruppo camorristico, sia nella fase della latitanza che in quella di supporto logistico per le operazioni criminali, con la messa a disposizione di ristoranti e camere d’albergo.
Tra le strutture identificate vi è l’agruturismo TERRA MIA, il ristorante ARAMACAO e la società COUNTRY CLUB Srl sottoposte oggi a sequestro ex art.321, comma 3 bis.
I beni sequestrati corrispondono ad un valore di circa 15 milioni di euro a cui deve aggiungersi il patrimonio artistico, faunistico e architettonico-paesaggistico.
Oltre all’agritustimo, al ristorante, alla discoteca e agli altri locali inclusi nel complesso, è stato posto sotto sequestro anche il lago “per evitare, dopo la convalida anche da parte del Riesame dell’arresto di Gennaro Cardillo, che i beni a lui intestati fossero venduti o meglio avessero intestazioni fittizie“. Beni, secondo la DDA di Napoli, riconducibili al boss casertano che ha seminato sangue e terrore tra maggio e dicembre del 2008.
La bellezza decantata da Virgilio finisce così con i sigilli.
E i boss passano dalle “Porte degli Inferi”, location scelta come base delle operazioni, alle porte della giustizia, grazie all’operazione Sibilla della DIA di Napoli

(foto dalla rete)

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